La classe IV E del Liceo Falcone di Bergamo è venuta a trovarci e si è fermata l’intero pomeriggio con noi, a guardarci, conoscerci e aiutarci. Pubblichiamo le riflessioni che un mese dopo le ragazze, il ragazzo e una professoressa hanno voluto farci pervenire. Avanti, giovani, siete in gamba!
L’esperienza alla Penny Wirton è stata d’importanza fondamentale poiché mi ha aiutato a capire che dietro la parola “immigrato” c’è molto di più. Ci sono gli occhi di persone che hanno conosciuto veramente la sofferenza. Ci sono persone volenterose che si aspettano tutto dall’Italia. È stato un onore poter assistere a quanto le persone nella scuola stanno facendo. Il loro impegno sociale mi ha colpito molto, poiché l’aiuto che stanno dando ai migranti oggi sarà un aiuto per l’Italia del futuro. (Nicole Mussio)
La visita alla scuola mi ha aperto gli occhi sull’innumerevole quantità d’aiuto che noi possiamo offrire ai nostri coetanei e mostrato quanto queste persone hanno bisogno del nostro contributo per integrarsi completamente, attraverso l’apprendimento della lingua italiana, nella nostra società. Mi ha colpito profondamente il senso di riconoscenza, la gratitudine che si leggeva negli occhi dei ragazzi e la determinazione nel raggiungere gli obiettivi che loro stessi si sono prefissati. La ragazza che ho assistito, ad un certo punto, alla domanda “cosa stai facendo in questo momento” ha risposto “sto ridendo”. Questa risposta mi ha toccato molto in quanto mi sono sentita, anche se in piccola parte, la fonte di quella risata. Inoltre, mi sono stupita di come i ragazzi di dedicano all’attività didattica con serenità e gioia, cosa che molto spesso non accade nelle nostre scuole. È vero che nel campo dell’acquisizione della lingua sono loro che devono imparare da noi ma a mio parere, per tutto il resto, siamo noi che abbiamo tanto da imparare da loro. (Chiara Mascheretti)
Penso che l’esperienza alla scuola Penny Wirton di Roma sia stata unica perché mi ha aiutata a riflettere su dei temi che di solito non considero. Stare accanto ad una persona straniera e aiutarla ad imparare un po’ di italiano mi ha fatto capire che spesso si sbaglia a giudicare a priori una persona solo perché è diversa. Con questa esperienza ho realizzato che prima di giudicare qualcuno bisogna conoscere la sua storia e le sue origini e che non tutte le persone straniere sono delle minacce per il proprio paese. In questi ragazzi ho apprezzato molto la loro voglia e determinazione nell’imparare l’italiano per riuscire a vivere in Italia e a comunicare in modo dignitoso con delle persone italiane. Non è comune trovare persone disposte ad impegnarsi e a studiare una nuova lingua da zero soprattutto se hanno avuto una storia difficile. Ammiro perciò il loro coraggio nel venire in un nuovo paese senza saper parlare la lingua per cercare una vita migliore e stare bene. Spero che un giorno queste persone riescano ad imparare bene l’italiano per vivere in Italia perché sono tutti dei bravi ragazzi e si meritano un futuro felice. (Anna Gasparini)
Io ho insegnato ad un ragazzo di 17 anni proveniente dalla Costa d’Avorio, che è in Italia da solo 6 mesi, la differenza tra preposizioni semplici ed articolate e come usarle in una frase. Vedere gli immigrati impegnarsi ad imparare l’italiano per integrarsi meglio nella nostra società dimostra che l’idea che tanti di noi hanno su di loro è profondamente sbagliata. È stata una bella esperienza perché ha aiutato entrambi: a lui ha insegnato una cosa nuova e, quanto a me, mi ha arricchito come persona. (Gaia Paganelli)
Il giorno 27 marzo 2019 la mia classe ed io siamo andati alla “Penny Wirton”, una scuola fondata dall’insegnante-scrittore Eraldo Affinati e da sua moglie Anna Luce Lenzi. Durante la nostra permanenza abbiamo potuto assistere alle lezioni di italiano che alcuni volontari fanno agli immigrati. Ho imparato molto da questa esperienza, per esempio quanto possa essere difficile per un immigrato stare in un paese che non conosce e imparare una lingua difficile grammaticalmente come l’italiano. Inoltre mi ha fatto capire che non devo giudicare prima di conoscere! (Asia Falgari)
Nella “non scuola” Penny Wirton di Roma ho passato tre ore bellissime, assistendo alla lezione di italiano di una professoressa di economia aziendale che mi ha accolto molto amorevolmente. Io spiegavo a Ibrahim il singolare ed il plurale delle parole italiane mentre lei spiegava ad un altro ragazzo la stessa cosa. Il sorriso del ragazzo del Bangladesh che avevo di fronte quando ho iniziato a parlargli in inglese per farmi capire meglio resterà sempre con me, perché racchiudeva in un gesto semplice una felicità genuina che mi ha colpita molto. Eraldo Affinati, Luce, la professoressa e tutti i volontari ci hanno invitato a partecipare e ci hanno accolto fin da subito. Onestamente prima di fare questa esperienza non sapevo cosa aspettarmi, ma dal momento in cui mi sono seduta presentandomi alla professoressa ho realizzato che mi trovavo in un ambiente armonioso, pieno di persone desiderose di aiutare e di essere aiutate. Non si è trattato di una lezione comune perché quel pomeriggio credo di aver imparato molte cose anch’io; ad esempio Ibrahim mi ha raccontato molto del suo paese, di cui io sapevo poco. Al termine delle tre ore Ibrahim mi ha ringraziato caldamente, facendomi realizzare quanto sia importante aiutare gli altri e quanto ci faccia sentire bene. Si è trattato di solo tre ore eppure hanno significato molto per me e mi ricorderanno sempre l’importanza della comunicazione tra culture diverse. (Emma Maria Luce Valtorta)
Ritengo che l’esperienza alla scuola Penny Wirton a Roma sia stata molto interessante. Abbiamo avuto la possibilità di ascoltare e venire a conoscenza della storia di tanti ragazzi che per vari motivi hanno dovuto lasciare il loro Paese per venire in Italia. Quest’esperienza mi ha aiutata a mettermi in gioco: mi sono resa utile nell’aiutare uno di questi ragazzi ad imparare la nostra lingua e questo mi ha resa soddisfatta di me stessa. Inoltre una volta uscita dalla scuola ho capito che, anche se noi non ce ne rendiamo conto, siamo davvero fortunati e quindi sono io a dover ringraziare questi ragazzi per avermi fatto capire questo! (Silvia Zanchi)
La Scuola di Eraldo Affinati, mi è piaciuta molto perché parlo volentieri con le persone, ma soprattutto perché loro hanno vissuto situazioni difficili e hanno molte storie da raccontare. Quest’esperienza mi ha fatto crescere, le loro storie e la loro voglia di imparare mi hanno molto colpito e emozionato. Penso che il motto che rappresenti al meglio la scuola sia: “Tutti hanno le stesse possibilità”. (Naiche Natali)
Penso che tutti almeno una volta nella vita debbano fare un’esperienza simile a quella che ci è stata offerta da Eraldo. Siamo stati accolti nella sua “scuola non scuola” che egli fondò con sua moglie: la Penny Wirton, dove i ragazzi stranieri hanno la possibilità di imparare l’italiano grazie non solo al loro aiuto, ma anche quello di numerosi volontari che mettono a piena disposizione il loro tempo e il loro cuore. Aiutare questi ragazzi è stato molto importante per me, vedere il loro sorriso e sentire le loro storie mi ha colpita. Ho imparato tanto da quest’esperienza, soprattutto l’importanza di un valore fondamentale: l’essere disponibili e solidali verso gli altri senza farsi influenzare dai pregiudizi. (Giulia Invernici)
Quest’esperienza nella scuola “Penny Wirton” mi ha insegnato molto. Innanzitutto come la nostra lingua possa risultare difficile da imparare. Ho capito quanto sia importante per una persona sentirsi a proprio agio e compresa, nonostante non si sappia la lingua e si abbia una cultura completamente diversa. Dopo aver lavorato e contribuito alla formazione educativa di un ragazzo cinese, non ho sentito più quel vuoto che prima c’era. È stato riempito da tutta la gratitudine che il giovane mi ha dimostrato. Ti fa sentire utile ed indispensabile. Ti fa capire che sono le piccole azioni ed attenzioni che fanno la differenza. Grazie all’insegnante Marinella che mi ha affiancato, a Eraldo Affinati e a sua moglie Luce ed a tutta la scuola “Penny Wirton” di Roma. (Isabella Bonaiti)
Io penso che l’esperienza alla scuola Penny Wirton mi abbia aiutato a capire molte cose. Mi ha fatto capire la vera importanza della scuola, che noi molte volte sottovalutiamo, e ho notato l’entusiasmo di tutti gli alunni (grandi e piccoli). Quest’ultimi arrivavano a scuola con il sorriso stampato sul volto e con la VERA voglia di imparare. Mi hanno affiancata ad un uomo iracheno che aveva su per giù 50 anni; è un uomo che è arrivato in Italia 6/7 mesi fa. Grazie a quest’uomo ho capito quanta determinazione e tenacia possano avere queste persone. (Stella Cortinovis)
L’esperienza di un solo pomeriggio nella scuola Penny Wirton, fondata da Eraldo Affinati, mi ha insegnato tanto. Un’esperienza formativa per gli stranieri ma soprattutto per me, che mi ha aperto gli occhi su molti aspetti. Le storie di alcuni ragazzi, miei coetanei scappati da situazioni disumane, che qui in Italia si sono rimessi in gioco, rimboccandosi le maniche attraverso lo studio dell’italiano, mi hanno commosso e mi hanno fatto capire che posso fare molto nel mio piccolo, perché anche la parola più banale per me, è significativa per lo straniero. Avendo già vissuto un’esperienza di volontariato, anche se totalmente diversa da quella vissuta alla Penny Wirton, sapevo già a cosa andavo incontro, ma l’impegno e il sorriso che i volontari mostrano ad ogni “lezione” agli stranieri mi ha lasciato senza parole. La Penny Wirton, i suoi volontari e soprattutto gli immigrati mi hanno mostrato una realtà diversa da quella che vivo tutti i giorni, per questo li ringrazio e ringrazio il signor Affinati per questa bellissima esperienza che ci ha regalato. (Sara Zonca)
“La solidarietà è la base dei rapporti umani.” (Elisa Provenzi)
L’esperienza fatta alla Penny Wirton mi ha colpita molto. La semplicità con cui Affinati e sua moglie aiutano queste persone è davvero favolosa. Mi è piaciuto moltissimo vedere come gli viene insegnata la nostra lingua, e mi ha fatto davvero piacere dare un mio contributo perché credo che vedere la gratitudine e il sorriso che questi ragazzi hanno nei confronti dei volontari sia la cosa più bella. (Gaia Merenda)
La giornata trascorsa alla scuola Penny Wirton è stata un’esperienza memorabile. Venire a contatto con le storie, le esperienze e i desideri di persone provenienti da paesi esteri è stato davvero bello. Capire quanto queste persone desiderino imparare a parlare l’italiano per riuscire ad inserirsi nella società che li circonda è stato una rivelazione, in quanto molti giovani pensano che la scuola sia qualcosa di pesante da sopportare, mentre gli studenti della Penny Wirton la ritengono una vera e propria opportunità da cogliere. L’esperienza vissuta a contatto di queste persone è stata magnifica e profondamente significativa. (Marta Simonelli)
La vita ti viene, forse, proprio dall’altro che non hai scelto, che incroci per caso, che ti sta davanti! Abdou. Arrivo a Roma, ma ritorno immediatamente agli anni di insegnamento dell’italiano in Germania, in qualche minuto ho ventotto anni e tanti sogni… Ritorno a quell’incontro del mondo, al confronto di culture, volti, destini variopinti… l’incontro con quella Fremde, quell’alterità che ti permette di cogliere la tua Heimat, la tua identità, la tua situazione identitaria anno dopo anno, in altre parole quella patria dell’anima, il tuo luogo di elezione fisico ma anche simbolico. Ma torno anche agli anni di intenso impegno sociale quale responsabile degli alunni stranieri presso la scuola, periodo in cui mi sentivo la responsabilità di seguire ad uno ad uno questi giovani, giovani vite giunte in modo più o meno faticoso o drammatico, nel nostro paese, nel nostro istituto. L’incontro con Abdou è stato come riaprire il libro della mia vita, la mia casa interiore attraverso i suoi occhi, la sua fatica di seguire i miei esempi di lingua nella nostra piccola lezione di italiano, la difficoltà nel pronunciare verbi o sostantivi di pietanze o oggetti, la gioia di evocare paesaggi, colori, sapori, nomi “lontani” del paese di nascita, il Sudan martoriato da guerra e corruzione. Un ritorno a casa per me, un arrivo forse per lui … un viaggio nella (mia) vita e nella vita sua, nostra. (Professoressa Antonia Sala)
Insegna ad accettare gli altri per accettare noi stessi. (Gaia Alini)